Cari proprietari oggi voglio parlarvi del tumore mammario nella gatta, che grazie alla sterilizzazione si vede sempre meno frequentemente.
Che cos’è il tumore mammario nella gatta?
Il tumore mammario nella specie felina è un tumore molto comune nelle femmine intere (non sterilizzate) che si sviluppa nello spessore della ghiandola mammaria. Infatti il 17 % di tutti i tumori maligni felini è rappresentato proprio dalla neoplasia della mammella nella gatta, sebbene compaia anche nei maschi ma con un’ incidenza molto più bassa (1-5%).
Il tumore mammario nella gatta è sempre maligno?
A differenza poi di quanto avviene nel cane, nel gatto l’85-90% di queste lesioni è maligna (carcinoma mammario), tende cioè a diffondersi molto velocemente ai tessuti circostanti e a dare metastasi ai linfonodi tributari delle mammelle e agli organi interni.
Come è fatta la ghiandola mammaria della gatta?
I gatti hanno 8 mammelle, divise in 4 paia:
- 2 paia di mammelle toraciche
- 2 paia di mammelle addominali
Le ghiandole mammarie sono funzionalmente connesse tra loro e con gli altri organi attraverso il circolo sanguigno e il circolo linfatico, che va a drenare sostanze e i liquidi verso i linfonodi più vicini, i cosiddetti linfonodi tributari. Le mammelle toraciche sono drenate dai linfonodi ascellari e sternali. Le mammelle addominali sono drenate dai linfonodi inguinali.
Il carcinoma mammario della gatta da metastasi?
Dal carcinoma mammario possono staccarsi delle cellule cancerose ed arrivare con il circolo linfatico ai linfonodi tributari e con il circolo sanguigno ad altri distretti dell’organismo, andando quindi a creare metastasi in queste sedi. Ed è così che il tumore diventa più aggressivo.
Quali sono le cause del tumore mammario della gatta?
Come abbiamo visto sopra, il tumore mammario risulta molto più frequente nelle femmine, piuttosto che nei maschi e questo ci porta inevitabilmente ad intuirne la causa principale: l’ azione degli ormoni femminili (estrogeni e progesterone prodotti dalle ovaie)! Anche l’età della micia rientra tra i fattori che aumentano il rischio di insorgenza di questa patologia: nella maggior parte dei casi questo tumore colpisce gatte con un’ età superiore ai 6 anni, e soprattutto quelle che hanno già compiuto i 10-12 anni. Anche i farmaci anticoncezionali nelle micie vanno ad aumentare la possibilità di sviluppare i carcinomi mammari: il 30% delle gatte trattate con farmaci progestinici per il controllo del calore vanno incontro a tumore mammario. La gravidanza e l’allattamento poi non sembrano essere protettivi rispetto all’insorgenza del tumore maligno ed è predisponente la formazione di quello benigno.
Esiste una predisposizione genetica per il tumore mammario nella gatta?
Esiste predisposizione genetica: si è visto infatti che la razza siamese risulta maggiormente esposta, anche in età giovanile; e sembra che pure i gatti comuni (razza europea) siano suscettibili a questo tipo di neoplasia.
Che sintomi provoca?
La comparsa di uno o più noduli (“palline dure”) a livello di una o più ghiandole mammarie è sicuramente il sintomo principale. Come molti proprietari ben sanno però, i nostri felini non amano farsi palpare o comunque non è possibile farlo facilmente ed ecco perché qualche volta la diagnosi arriva tardiva. Le visite regolari dal veterinario di fiducia sono quindi fondamentali per prevenire o individuare tempestivamente tutte le possibili insorgenze. Per le gatte a pelo lungo, è ancora più difficile per il proprietario accorgersene e talvolta si arriva ad individuare il problema quando ormai è troppo tardi.
Quanto velocemente cresce il tumore mammario nella gatta?
Questi noduli possono accrescersi più o meno rapidamente, fino a raggiungere dimensioni notevoli e quindi la pelle che li ricopre può andare incontro a tumefazioni, lividi, ulcere e possibili infezioni, e la mammella o le mammelle colpite possono diventare gonfie e calde. Vista l’aggressività del carcinoma mammario nel gatto e visto che la sede più frequente in cui si possono ritrovare metastasi in questo tipo di tumore è il polmone, se il tumore ha già metastatizzato, è possibile riscontrare anche altri sintomi e cioè:
- tosse
- difficoltà alla respirazione
- mancanza di appetito
Come si fa diagnosi?
Durante l’esame fisico generale del paziente, il veterinario esegue regolarmente la palpazione delle due fila di mammelle. Qualora si accorgesse di qualcosa di sospetto, sarà opportuno fare:
- palpazione dei linfonodi tributari (inguinali e/o ascellari eventualmente compromessi)
- ago aspirato della lesione per fare un esame citologico (prelievo di cellule tramite un ago sottile ed analisi di queste al microscopio) che serve a differenziare lesioni tumorali della mammella da lesioni di altra natura
- esami del sangue completi
- esame delle urine
- ecografia dell’addome
- radiografia del torace (per individuare eventuali metastasi nel polmone)
- TAC (qualora il veterinario lo ritenga necessario)
È ovviamente importante capire, in caso di gatta sterilizzata, se siano rimasti dei residui di tessuto ovarico in addome; e in caso di pazienti interi (non sterilizzati) se c’è una gravidanza in corso o il felino in questione sta facendo terapie ormonali. La diagnosi definitiva arriva solo dopo l’esame istologico, che richiede l’asportazione chirurgica del tumore e la sua analisi in un laboratorio specializzato.
I noduli mammari sono tutti maligni?
No, non tutti i noduli mammari sono tumori maligni! Infatti tutti questi esami clinici e strumentali visti sopra sono utili al veterinario per capire se si tratta:
- Di una rara forma tumorale benigna (10-15% dei casi), che se lasciata in sede può comunque evolvere verso la malignità.
- Di un’ iperplasia fibroepiteliale: una lesione della mammella non tumorale che si viene a creare in conseguenza dell’azione ormonale sulla ghiandola mammaria. Può presentarsi in femmine giovani (1-2 anni) dopo il calore o durante la gravidanza, ma anche in gatte sterilizzate e in quei maschi che sono stati sottoposti a trattamenti ormonali. In questo caso le mammelle possono raggiungere dimensioni notevoli tanto da rendere difficili in alcuni casi i normali movimenti del micio/a. La sterilizzazione o un trattamento ormonale opportuno possono far regredire questo tipo di lesione.
- Di un tumore maligno (nella stragrande maggioranza dei casi). In questa particolare situazione, effettuare tutti gli esami visti sopra servirà al veterinario oncologo per stadiare il tumore e cioè capirne la gravità: se il tumore è localizzato a un singolo distretto oppure ha già raggiunto altre sedi di metastatizzazione, e le possibili soluzioni di intervento.
Come si può prevenire il tumore mammario nella gatta?
Sì, si può: l’azione preventiva di controllo regolare dal veterinario di fiducia, abbiamo visto risulta essere fondamentale, vista la frequenza e la gravità del carcinoma mammario! Ma non solo: STERILIZZARE, STERILIZZARE e ancora STERILIZZARE! Ebbene si, è questa la procedura più efficace per limitare l’insorgenza futura della patologia, perché abbiamo visto che la causa scatenante sono proprio gli ormoni sessuali.
Se non sono riproduttori non ha senso fare tutta la vita terapie anticoncezionali:
Anche l’uso continuativo di terapie ormonali per il controllo del calore (per non avere gravidanze indesiderate) abbiamo visto essere un fattore predisponente l’insorgenza di tumori sia benigni che maligni, sia nel maschio che nella femmina, aumentando di 3 volte l’incidenza del carcinoma mammario. Questo è un valido motivo per sterilizzare la gatta se non si desidera farla riprodurre, anzichè sottoporla a cure ormonali potenzialmente pericolose. Sembra una frase fatta, ma non mi stancherò mai di dire che “ la prevenzione è la miglior cura”!
Esiste una terapia per il tumore maligno della mammella nella gatta?
La mastectomia ovvero l’asportazione chirurgica delle mammelle coinvolte è la terapia d’elezione! Generalmente si procede con l’asportazione di tutta la fila mammaria e poi in un secondo momento con l’asportazione dell’altra fila ( in virtù delle molte connessioni anatomiche) dopo circa 6 settimane. Bisogna poi differenziare il tipo di operazione e il tipo di approccio in base alle condizioni di salute del paziente (ad es. se il paziente è anziano, valutare se può sopportare una doppia anestesia) e al tipo di lesione che si trova davanti il chirurgo oncologo, che ne ha fatto la stadiazione. Generalmente l’asportazione totale è sempre indicata, vista la forte aggressività e invasività di questo carcinoma, ma se la lesione è benigna (la cui diagnosi è stata possibile attraverso l’ esame citologico e/o asportazione chirurgica della sola lesione), non è sempre strettamente necessario togliere tutta la fila o entrambe. In concomitanza della mastectomia, se l’ animale è intero, va anche considerata la sterilizzazione perché va ad abbassare la possibilità di recidive.
Serve la chemioterapia?
In caso di grosse dimensioni ed invasività, utilizzare la sola chirurgia non è sufficiente a curare il paziente, ma il veterinario oncologo potrà decidere di approntare una chemioterapia adiuvante e palliativa, anche se nella gatta non è sempre molto efficace purtroppo.
Qual è l’aspettativa di vita nel carcinoma mammario della gatta?
L’aspettativa di vita del nostra gatta mediamente non supera l’anno di sopravvivenza. Maggiore è il diametro del tumore al momento della diagnosi, minore è il tempo di sopravvivenza dopo l’intervento. Di solito, i tumori con un diametro superiore a 3 cm hanno una prognosi infausta, in quanto è molto probabile che abbiano già metastatizzato. Se con la stadiazione, il veterinario specialista comprende che il tumore è in uno stadio troppo avanzato e sono già presenti metastasi non solo a livello linfonodale, ma anche nei polmoni, l’aspettativa di vita è generalmente di poche settimane.
La guarigione completa è possibile?
Una diagnosi precocissima è fondamentale per aumentare le possibilità di sopravvivenza del paziente, che, se correttamente approcciato può addirittura guarire (anche se restano casi rari)! Se l’istologia conferma un tumore benigno o un tumore maligno completamente e correttamente escisso con i linfonodi non ancora colpiti, la paziente può considerarsi guarita e dovrà solo affrontare dei controlli periodici. La sopravvivenza al tumore maligno dipende quindi da tante variabili e cioè:
- aggressività dello stesso (se ha dato metastasi e dove),
- stato di salute generale del paziente,
- tempestività d’azione del proprietario e del veterinario,
- l’efficacia delle terapie approntate.
Appena il nostro veterinario di fiducia si accorge di qualcosa di sospetto, è sempre bene rivolgersi ad un collega oncologo che stadierà il tumore e che in base alle condizione cliniche del paziente valuterà il corretto approccio. È importante agire tempestivamente e non “aspettare per vedere se cresce”: per le forme non trattate.
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