
Cari proprietari, oggi voglio parlarvi di una malattia dal nome strano e poco conosciuta: la triadite del gatto.
Cos’è la “triadite del gatto”?
La “triadite felina” (o “triadite del gatto”) è una sindrome poco conosciuta ma abbastanza comune tra i nostri amici felini che si caratterizza per la concomitante infiammazione di intestino, pancreas e/o fegato. Occorre tener presente che non tutti e tre gli organi possono essere coinvolti allo stesso modo o contemporaneamente: alcuni gatti manifesteranno un quadro più strettamente pancreatico e intestinale, altri svilupperanno una forma infiammatoria più marcata di fegato e intestino, e altri ancora (ma questo succede raramente) presenteranno epatite e pancreatite senza coinvolgimento intestinale.
La triadite colpisce solo il gatto?
No, non solo il gatto, ma soprattutto il gatto! Questo perché nel gatto, diversamente dal cane, il dotto coledoco (anche detto “ dotto biliare principale”, struttura anatomica che parte dal fegato ed arriva all’intestino, preposta al trasporto delle sostanze prodotte dal fegato) e il dotto pancreatico (struttura che parte dal pancreas e arriva all’intestino, che trasporta le sostanze prodotte dal pancreas) si uniscono in un’ unico condotto prima di sfociare nell’intestino tenue. Si deduce quindi che intestino, fegato e pancreas sono strettamente collegati tra loro a livello anatomico e questo può facilitare il fatto che la patologia infiammatoria presente in uno dei tre organi possa diffondersi facilmente in uno o entrambi gli altri due distretti.
Quali sono i sintomi?
I sintomi della triadite sono abbastanza aspecifici:
- Diminuzione o alterazione dell’appetito
- anoressia ( il gatto cessa di mangiare ), con conseguente perdita di peso.
- disidratazione
- nausea e vomito
- diarrea o stipsi
- stanchezza e apatia
- febbre
- pelo arruffato e sporco perché il micio non si dedica più alla pulizia del suo mantello
- ittero (mucose tendenti al giallo)
- dolore addominale
Non è detto che questi sintomi siano presenti nello stesso soggetto tutti contemporaneamente. Il fatto che un gatto affetto da triadite li presenti tutti o solo alcuni dipenderà ovviamente da quali organi sono coinvolti e dalla gravità della situazione patologica.
Quali sono le cause scatenanti della triadite nel gatto?
A scatenare questa sindrome possono concorrere più cause:
- Alterazione della flora microbica intestinale. In questo caso, alcuni batteri patogeni possono crescere in maniera incontrollata a livello intestinale e raggiungere pancreas e/o fegato attraverso i dotti o per traslocazione di questi microorganismi attraverso la parete intestinale. Questo avviene se la parete dell’intestino è interessata da un processo infiammatorio cronico che la sensibilizza e indebolisce nel tempo (come si verifica ad esempio in corso di IBD: “infiammazione cronica intestinale”).
- Malfunzionamento dello Sfintere di Oddi. Lo sfintere di Oddi è una struttura anatomica ( uno sfintere appunto) situata a livello intestinale, preposta al corretto passaggio della bile e dei succhi pancreatici nell’ intestino tenue, i quali arrivano, come abbiamo detto sopra, attraverso un dotto comune.
- Reazione autoimmunitaria che si verifica in corso di IBD. Questo processo infiammatorio autoimmune andrà poi ad interessare anche pancreas e fegato, vista la stretta correlazione.
- Il vomito è un sintomo molto spesso presente e favorisce un aumento della pressione interna dell’intestino durante i conati. Questo potrebbe provocare un reflusso del contenuto intestinale nel dotto comune, con conseguente infiammazione di fegato e pancreas.

Esisitono dei gatti più predisposti alla triadite?
Solitamente la triadite può colpire gatti adulti dai 6 ai 9 anni di età. La razza e il sesso non sembrano comunque influenzare la possibile comparsa della sindrome.
Come si fa diagnosi di triadite nel gatto?
Esami del sangue completi ed ecografia addominale devono assolutamente essere utilizzati dal veterinario che sospetta una triadite in corso! Le alterazioni dei valori ematici più frequentemente riscontrabili sono:
- anemia non rigenerativa,
- leucocitosi e/o neutrofilia,
- aumento degli enzimi epatici,
- aumento dell’ azotemia,
- ipoalbuminemia,
- ipocolesterolemia,
- ipoproteinemia,
- iponatriemia,
- ipocloremia,
- ipokaliemia,
- ipocalcemia,
- alterazione dei folati e della vitamina b12,
- aumento delle amilasi e lipasi pancreatiche.
Con l’ecografia invece, il veterinario riesce ad identificare, qualora presenti:
- motilità intestinale alterata;
- eventuali ispessimenti della parete intestinale e alterazioni della sua struttura (che si verifica in corso di IBD);
- presenza di versamento addominale;
- fegato e pancreas con variazioni di ecogenicità;
- dotto biliare dilatato;
- fango biliare e calcoli nella cistifellea;
- aumento di volume di fegato/pancreas/intestino;
- arrotondamento dei margini degli organi in questione.
Se dagli esami del sangue e dall’ecografia, il veterinario identifica soprattutto un’ infiammazione intestinale, sarà opportuno pensare anche ad un’ endoscopia dell’ intestino ed andare alla ricerca di parassiti e/o batteri specifici del tratto gastroenterico (tramite feci o siero).
Come si ottiene la diagnosi definitiva di triadite?
È giusto ricordare però che la diagnosi definitiva di triadite nel gatto si può emettere soltanto tramite esame istopatologico di fegato, pancreas e intestino. È una procedura che richiede un anestesia generale ed è quindi scarsamente utilizzata, visti i rischi anestesiologici e le condizioni debilitate in cui di solito viene portato un gatto con triadite dal veterinario.
Esiste una cura efficace?
L’ efficacia della terapia della triadite nel gatto deve tenere in considerazione la compromissione dello stato clinico generale del micio e il grado di interessamento di ciascun organo. Di solito è necessario il ricovero del paziente, così da somministrare la terapia in maniera opportuna, tenere il soggetto costantemente monitorato ed assicurare un apporto nutritivo adeguato (visto lo scarso o nullo appetito in cui di solito versano i gatti con triadite).

In cosa consiste la terapia per la triadite nel gatto?
La terapia approntata del veterinario di solito si compone di:
- antidolorifici e antinfiammatori
- farmaci che riducono nausea e vomito
- gastroprotettori
- farmaci che vanno a stimolare l’appetito
- antibiotici
- complessi vitaminici
- epato-protettori
- fermenti lattici
- fluidoterapia endovenosa
Come sarà gestita l’alimentazione del gatto?
Se il gatto si rifiuta di mangiare, è opportuno l’utilizzo di sondini rino-esofagei o rino-gastrici per poter somministrare una dieta bilanciata con piccoli pasti frequenti a consistenza liquida. Se invece l’appetito del micio è conservato ma capriccioso, bisognerà somministrare cibi con proteine ad elevata digeribilità e di alto valore biologico. Anche se il gatto ha la pancreatite, può ben tollerare diete con medio-elevata presenza di grassi, che rendono sicuramente più appetitoso l’alimento. I grassi sarebbe comunque bene eliminarli qualora fosse presente diarrea. In corso di IBD invece, il veterinario farà ricadere la scelta della dieta o su un alimento con proteine idrolizzate o su un alimento con un’ unica fonte proteica.
Nel video sotto potete vedere cosa si intende per sondino esofageo per gestire l’anoressia del paziente tramite alimentazione forzata:
La prognosi è favorevole?
Se individuata tempestivamente e affrontata con le giuste terapie, la prognosi di triadite è favorevole! Ci sono però delle situazioni particolari in cui lo stato del paziente è davvero troppo compromesso e quindi la prognosi potrebbe diventare infausta. Ecco perché è importante portare subito dal veterinario il nostro gatto quando presenta uno o più sintomi di quelli visti sopra!
I sintomi della triadite possono assomigliare ad altre malattie?
Sì, altre patologie del gatto possono determinare segni clinici sovrapponibili a quelli della triadite e sono:
- FIP (peritonite infettiva felina)
- Lipidosi epatica
- Linfoma intestinale
- Altre malattie infettive gastrointestinali
Il veterinario di fiducia dovrà quindi fare le opportune diagnosi differenziali per poter inquadrare correttamente la problematica, soprattutto nel caso in cui il paziente non risponda alla terapia indirizzata alla risoluzione di una sospetta triadite.
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