
Cari proprietari, oggi ospitiamo la collega Annarita Ventura che ci aiuterà a riflettere sulla scelta che molti proprietari di gatti hanno dovuto affrontare: gatto fuori o gatto in casa? Ciao Annarita, e grazie come sempre di partecipare ad Amica Veterinaria, oggi cerchiamo di rispondere a una domanda molto complessa,


E’ più felice un gatto che vive anche fuori o un gatto che vive solo in casa?
E’ un argomento molto interessante e complesso su cui non si può dare una risposta univoca, essendoci pro e contro per entrambe le scelte. Alcuni gatti devono poter avere accesso all’esterno, altrimenti a causa dello stress da costrizione possono sviluppare sintomi comportamentali e fisici, altri invece non hanno le competenze ed il carattere per reggere un’esperienza così emozionante.
Come facciamo a capire se il nostro gatto può soffrire da stress da costrizione?
Il consiglio è quello di valutare le richieste del proprio gatto, se ci si accorge che chiede di uscire è meglio abituarlo fin da piccolo. Se il giardino è recintato e sicuro basterà permettere al gatto piccole uscite sotto osservazione e aumentare via via il tempo di permanenza. Se non si ha a disposizione un giardino in sicurezza occorrerà abituare il gatto ad indossare una pettorina per potergli permettere una passeggiata al guinzaglio. L’abituazione alla pettorina richiede un po’ di pratica e di pazienza, le prime esperienze possono essere accolte dal gatto con diffidenza e manifestazioni come il freezing (rimangono immobili e rigidi), ma col tempo si abituano. Il modello di pettorina è importante per la sicurezza, in commercio ne esistono di specifiche più avvolgenti rispetto a quelle per il cane.

Bisognerà abituare quindi il gatto alla pettorina gradualmente?
Quando si sarà abituato e indosserà la pettorina in casa senza nessun problema è possibile attaccare il guinzaglio e fare passeggiate in casa o per le scale del condominio. Quando sarà sicuro possiamo effettuare la prima uscita, in sicurezza, cioè in luoghi non pericolosi o con possibili esperienze che lo possano spaventare. Piano piano si può andare ad esplorare il mondo.
Molte associazioni animaliste non concedono gatti in adozione a chi permette ai propri animali di uscire all’esterno?
La sicurezza è importante ma personalmente penso che ogni situazione vada valutata singolarmente, conosco gatti felici di poter uscire all’esterno senza particolari rischi.
Quali sono i potenziali rischi per il gatto che va fuori e come ridurli?
Ovviamente un gatto che esce può essere maggiormente esposto a pericoli di vario genere, ma una valutazione dell’ambiente esterno può valutare i reali rischi presenti sul territorio. Do ovviamente per scontato che i gatti a cui è permesso libero accesso all’esterno siano sterilizzati, la riproduzione eccessiva e la possibilità di contrarre patologie sessualmente trasmissibili sono due ulteriori problemi facilmente prevenibili appunto con la sterilizzazione. Il fatto che un gatto possa cacciare e nutrirsi di piccole prede selvatiche aumenta anche la probabilità che possa contrarre patologie pericolose come per esempio la toxoplasmosi. I pericoli a cui va incontro un gatto che esce sono molteplici, ricordiamoci che il gatto è sia una preda che un predatore, per cui predatori più grandi di lui possono essere un serio pericolo per la sua incolumità. In città non sempre è possibile permettere ad un gatto l’accesso all’esterno a causa dei maggiori rischi inerenti al traffico.
E per quanto riguarda l’impatto del gatto sulla fauna selvatica?
Un discorso a parte merita l’argomento predazione nei confronti della micro fauna autoctona selvatica. Il gatto è un carnivoro cacciatore e caccia, purtroppo, anche se ha la pancia piena. Ci sono studi effettuati in Inghilterra, dove la maggior parte dei felini domestici ha libero accesso all’esterno, che riportano numeri importanti di animali uccisi ogni anno da parte dei gatti domestici, con un impatto considerevole sull’ecosistema. Da noi non è così diffusa la possibilità per i gatti di vagabondare liberamente sul territorio, ma il loro impatto sull’ecosistema non è comunque da sottovalutare. Ricordiamo che il gatto domestico, a cui tutti siamo abituati, non è una specie naturale, ma un prodotto della selezione dell’uomo e come tale non in equilibrio con le altre specie selvatiche.

Nonostante tutti questi “Pro” per la vita casalinga del gatto esistono anche dei “contro”, giusto?
Di contro i problemi comportamentali sono molto più frequenti in gatti che vivono chiusi in appartamento, magari in condizioni di sovraffollamento, rispetto ai soggetti che hanno libero accesso all’esterno. Come veterinario esperto in comportamento vedo gatti che vivono solo in appartamento che sviluppano problemi comportamentali. I gatti di casa sono tutti, chi più chi meno, deprivati. Se facessimo fare la stessa vita ad un cane sarebbe considerato maltrattamento. Ma vedo anche gatti salvati da una vita ben peggiore avere una serena esistenza in appartamenti con arricchimento ambientale ed emozionale.
Da cosa derivano i problemi comportamentali del gatto chiuso in casa?
I nostri appartamenti sono sempre più piccoli, purtroppo, ma noi abbiamo comunque accesso tutti i giorni all’ambiente esterno, tenere chiuso un gatto in un appartamento senza balcone potrebbe essere davvero stressante per alcuni soggetti.
Come aiutare il gatto casalingo a non essere stressato?
Occorrerà allestire alcuni cambiamenti in casa se il gatto non ha accesso all’esterno. Quello che dai professionisti del settore viene definito arricchimento ambientale altro non è che un insieme di accorgimenti messi in atto per evitare che il gatto si annoi e per far sì che possa espletare ai propri bisogni etologici, cioè tipici della specie, come poter giocare con giochi di ricerca, che soddisfino l’intelligenza enigmistica del gatto, arrampicarsi sfruttando anche lo spazio verticale, relazionarsi con altri compagni di vita, che siano persone, cani o conspecifici. Il gatto, a differenza del cane, vive in un mondo tridimensionale, ama arrampicarsi sugli alberi o, in mancanza, su strutture che possano espletare alla stessa funzione; bisognerà quindi prestare attenzione a permettergli l’accesso verso l’alto anche nei nostri appartamenti.

Se non è possibile far uscire il gatto per gli alti rischi un terrazzo può andare bene?
Se non è possibile farli uscire anche un balcone messo in sicurezza può essere un piccolo spicchio di mondo a cui poter accedere, per assaporare il sole sulla pelle e poter vedere uno spicchio di natura respirando aria fresca.
Si pensa erroneamente che il gatto possa stare tanto tempo a casa da solo, giusto?
Decidere consapevolmente di vivere con un gatto comporta la necessità di dedicargli tempo, purtroppo molti ancora credono che un cane sia impegnativo perché bisogna portarlo fuori varie volte al giorno, mentre un gatto viva bene in casa da solo dalla mattina alla sera. Niente di più falso, anche il gatto è un animale sociale che richiede interazioni sociali di qualità, modulate sulle caratteristiche del singolo individuo.
Prendere 2 o più gatti nello stesso appartamento senza possibilità di uscire è una buona idea? Si rischia di aumentare lo stress?
Personalmente consiglio sempre di adottare due gatti contemporaneamente, in modo che possano farsi compagnia e interagire l’uno con l’altro, per evitare poi introduzioni di un secondo individuo, sempre causa di stress per il gatto.
Indicativamente di quanti metri quadri dovrebbe essere un appartamento per ospitare un gatto? E Per ospitarne due?
Non c’è un numero massimo di individui né una metratura precisa, dipende dal carattere del gatto, dalla possibilità di uscire o dall’arricchimento ambientale che i familiari mettono in atto. Ogni situazione quindi è a sé, chiaramente le esagerazioni come molti gatti in un appartamento sono sempre foriere di problemi dovuti allo stress. Ricordo che lo stress può portare, se protratto nel tempo, a patologie fisiche, che nel gatto spesso si manifestano sull’apparato urinario, con problemi comportamentali come le marcature emozionali (non sono dispetti, ma segnali di stress), cistiti o formazione di cristalli di struvite nelle urine.

In sostanza è meglio un giorno da leoni o cent’anni da pecora?
Bisognerebbe chiederlo a loro. Entrambe le possibilità, come abbiamo visto, hanno pro e contro. In conclusione non c’è una risposta che vada bene a tutti, ogni situazione è a sé, bisogna valutare il carattere del gatto, la possibilità o meno di accesso all’esterno, i rischi presenti, il danno alla fauna selvatica, la grandezza dell’appartamento e l’eventuale arricchimento presente. Un buon compromesso quindi potrebbe essere curare in modo specifico l’arricchimento ambientale dell’appartamento, nei casi in cui non sia possibile permettere l’accesso all’esterno e creare un ambiente esterno chiuso e controllato, per ridurre i possibili pericoli, ove sia fattibile.
Bhè…che dire di più! Sei stata chiara e gentilissima come sempre! Grazie infinite Annarita da parte mia e di tutti i followers di Amica Veterinaria per queste preziose informazioni sui problemi comportamentali nel cane!
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