Cari proprietari oggi vi parlerò della cardiomiopatia ipertrofica del gatto. Sapete tutti che il cuore è formato da 4 camere, 2 atri (sopra) e 2 ventricoli (sotto). Queste quattro camere si riempono di sangue ciclicamente e consequenzialmente per farlo progredire e poi spingerlo nei vasi affinchè venga distribuito in tutto il corpo. La contrattilità del muscolo cardiaco è quindi fondamentale per fare circolare correttamente il sangue.
Che cos’è la cardiomiopatia ipertrofica del gatto?
La cardiomiopatia ipertrofica è la malattia cardiaca di più frequente nel gatto, consiste fondamentalmente nell’ ispessimento della parete ventricolare del cuore. Il ventricolo colpito è in primis il sinistro, quello cioè che spinge il sangue in aorta e da li a tutto il corpo , poi con il progredire della malattia anche il destro viene coinvolto. L’aumento dello spessore della parete ventricolare, che può avvenire in maniera simmetrica o asimmetrica, provoca riduzione del lume ventricolare che quindi può accogliere meno sangue del normale. Inoltre il ventricolo diventa rigido e poco elastico. Questa condizione causa un’alterata capacità di accogliere sangue proveniente dall’atrio sinistro con conseguente difficoltà nel farlo progredire. Quando il lume del ventricolo diventa estremamente piccolo il sangue non progredisce più, torna indietro e il gatto va in insufficienza cardiaca congestizia (edema polmonare come sintomo).
Chi colpisce la cardiomiopatia ipertrofica del gatto? Ci sono predisposizioni?
La cardiomiopatia ipertrofica ha una origine familiare ed è dovuta a una o più mutazioni del gene che codifica per la miosina, una proteina fondamentale per il corretto funzionamento della cellula muscolare che costituisce l’unità operativa del cuore. Le razze riconosciute come predisposte a questa malattia familiare sono: Maine Coon e Ragdoll in cui è stata riconosciuta e studiata la mutazione genica e altre razze come Persiano, British Shortair, Sphinx, Himalayano. Recenti studi dimostrano che i gatti di taglia più grande risultano maggiormente affetti dalla malattia. Questo non vuol dire che anche i gatti comuni europei non ne vengano colpiti, anzi.
A che età compare la cardiomiopatia ipertrofica del gatto?
La miocardiopatia ipertrofica diventa clinicamente manifesta nella maggior parte dei casi, in un età compresa tra i 4,8 e i 7 anni. Nel Ragdoll la malattia sembra insorgere più precocemente con un età media alla diagnosi di 15 mesi, in questa razza sembra inoltre presentarsi in forma grave e con prognosi più sfavorevole. Anche nel Maine Coon le forme di miocardiopatia ipertrofica che portano a insufficienza cardiaca congestizia si manifestano precocemente.

Maine Coon
Quali sono i sintomi della cardiomiopatia ipertrofica del gatto?
Il problema è che spesso la malattia decorre in maniera asintomatica sino alla comparsa improvvisa di insufficienza cardiaca e quindi edema polmonare o tromboembolismo arterioso (un coagulo di sangue che parte dal cuore e va a bloccarsi nelle arterie). Piu’ raramente possono essere presenti sincopi o morte cardiaca improvvisa.
Se siete fortunati prima dello scompenso potrebbe essere notato alla visita del medico curante la presenza di un soffio cardiaco, di un ritmo di galoppo o di un’aritmia.
Purtroppo, per complicare le cose, i soffi cardiaci nel gatto non sempre sono percepibili. La dispnea associata a edema polmonare o versamento pleurico è solitamente il primo segno clinico. In alcuni gatti spesso la dispnea è preceduta da 24-48 ore di disoressia (riduzione dell’appetito), evento che allarma i proprietari e li induce a portare il proprio gatto in visita dal medico curante. Il respiro superficiale e l’aumento del numero di atti respiratori accompagnano solitamente l’edema polmonare, mentre il respiro discordante è segno di versamento pleurico. In alcuni casi la comparsa di questi sintomi possono essere preceduti da eventi scatenanti quali: anestesie generali, somministrazione di corticosteroidi, fluidoterapia, trauma.
Come si può fare prevenzione della cardiomiopatia ipertrofica del gatto?
Anche in questo caso non ho buone notizie da darvi, non esistono ancora studi che dimostrino l’efficacia di farmaci nel rallentare l’evoluzione della malattia. I tempi di progressione risultano del tutto soggettivi. L’unica cosa che potete fare è una diagnosi precoce con un’esame di screening ecocardiografico soprattutto nelle razze predisposte.
La selezione è importante? È consigliabile fare screening di razza per la cardiomiopatia ipertrofica ed eliminare i soggetti colpiti dalla riproduzione?
Diventa fondamentale eseguire screening ecocardiografici dopo un anno di età per tutti i gatti riproduttori e controllarli nel tempo. Ovviamente i soggetti malati non devono riprodursi.
Se al nostro gatto viene diagnosticata la cardiomiopatia ipertrofica cosa si può fare? Com’è la prognosi?
La prognosi della cardiomiopatia ipertrofica può essere molto variabile in base alla fase della malattia durante la quale viene fatta la diagnosi. Nel caso al vostro gatto venga diagnosticata la malattia durante un programma di screening o in seguito a visita routinaria, quindi in assenza di segni clinici, la prognosi può risultare favorevole. Viceversa, nei gatti sintomatici con scompenso cardiaco o in quelli con fenomeni tromboembolici in atto i tempi di sopravvivenza possono essere decisamente ridotti.
In caso di tromboembolismo cosa bisogna fare? La situazione peggiora?
Il tromboembolismo arterioso consiste nella formazione di trombi in circolo secondari alla dilatazione dell’atrio destro. Vi ricordate cosa vi ho detto prima? Il ventricolo è troppo piccolo e di conseguenza i sangue torna indietro e ristagna nell’atrio dove può arrivare a coagulare e formare un trombo. In corso di cardiomiopatia ipertrofica la formazione di un coagulo all’interno dell’atrio destro è abbastanza frequente e quando questo coagulo va in circolo va a ostruire uno o più vasi. I vasi più colpiti da questa ostruzione sono le arterie iliache e cioè i vasi che portano sangue agli arti posteriori. Il tromboembolismo delle arterie iliache è spesso l’evento iperacuto che porta alla scoperta stessa della patologia (nella maggior parte dei casi il proprietario non sapeva che il proprio gatto fosse affetto da cardiomiopatia ipertrofica) .
Quali sono i sintomi del tromboembolismo delle arterie iliache nel gatto?
I gatti colpiti da tromboembolismo manifestano dolore improvviso, zoppie a volte ricorrenti ma più frequentemente paralisi improvvisa degli arti posteriori, monolateralmente o bilateralmente e più raramente ancora l’arto anteriore destro. Questo tipo di paralisi è molto semplice da distinguere rispetto a una paralisi di origine neurologica perché in questo caso gli arti colpiti da paralisi sono freddi al tatto in quanto non c’è circolo e se i polpastrelli sono chiari si può notare inizialmente un pallore anomalo fino ad arrivare a un colore cianotico. Da uno studio eseguito su 250 gatti la media di sopravvivenza oltre le 24 ore in seguito al riscontro di tromboembolismo risultava essere del 27,2 % e la media di sopravvivenza dopo una settimana risultava essere del 12 %. Questo dipende dal fatto che il coagulo dii sangue all’interno del cuore si forma quando la patologia cardiaca è arrivata a un livello massimo di gravità. Molto difficilmente riprenderà la funzionalità degli arti colpiti, l’obiettivo in questo caso è prolungargli la vita il più possibile con terapie cardiologiche di sostegno.
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