Cari proprietari oggi parleremo dell’adenocarcinoma dei sacchi anali del cane che ha come nome per esteso adenocarcinoma delle ghiandole apocrine dei sacchi anali. Abbiamo come ospite la Dottoressa Chiara Catalucci, che si occupa da anni di oncologia presso la Clinica Veterinaria Malpensa.

Dott.ssa Chiara Cantalucci
Ciao Chiara e grazie di partecipare ad Amica Veterinaria,
Cosa sono i sacchi anali?
La regione perineale contiene numerose strutture e ghiandole. Le ghiandole epatoidi o circumanali, sono localizzate a livello dermico su tutta la regione e non vanno confuse con i sacchi anali. Questi ultimi infatti sono due diverticoli a fondo cieco localizzati a ore 4 e ore 8 dell’ano, sono rivestiti da ghiandole che producono un secreto marrone liquido e maleodorante che viene riversato nei sacchi. Essi presentano poi due aperture a livello della regione rettale e il secreto viene generalmente eliminato durante la defecazione. I tumori che originano più frequentemente dai sacchi sono gli adenocarcinomi, mentre i tumori benigni sono molto rari.
Quali sono i sintomi dell’adenocarcinoma dei sacchi anali nel cane?
I sintomi che vengono più comunemente riscontrati nei cani che sviluppano adenocarcinomi delle ghiandole apocrine dei sacchi sono:
- leccamento della regione,
- sanguinamento,
- dolore.
Possono inoltre essere rilevati:
- difficoltà a defecare,
- appiattimento delle feci o costipazione,
- inoltre in conseguenza della riduzione del canale pelvico si possono verificare abbattimento o anoressia.
- Nei pazienti che sviluppano un aumento della calcemia, di comune riscontro, abbiamo aumento della sete, dell’urinazione, abbattimento e/o vomito.
Meno frequente è la zoppia, che si può sviluppare in conseguenza di metastasi a livello delle ossa. E’ importante ricordare che i sacchi, soprattutto negli animali giovani, possono essere colpiti anche da infezioni o infiammazioni che danno esattamente gli stessi sintomi sopracitati.
Carcinoma delle ghiandole apocrine dei sacchi anali (AGASAC in inglese): cos’è?
L’AGASAC è un tumore caratterizzato da capacità di elevata infiltrazione locale e capacità di metastatizzare a livello dei linfonodi della parte caudale dell’addome e anche in altri organi (come ad esempio milza, fegato e polmoni). A differenza di altri tumori in questo caso è possibile ritrovare metastasi a distanza anche se il tumore primario presenta dimensioni di pochi millimetri. Generalmente il tumore si presenta a livello di un solo sacco, sono occasionalmente descritte localizzazioni in entrambi i sacchi.
Quali sono i cani più colpiti da adenocarcinoma dei sacchi anali?
Esistono delle predisposizioni di razza: gli spaniel (in particolare i Cocker Spaniel), i pastori tedeschi, gli Alaskan Malamute e i bassotti sono le razze più rappresentate. Inoltre le femmine sembrano avere una maggiore possibilità di sviluppare questo tumore. Tale malattia è decritta a partire soprattutto dai 5 anni di età, pertanto un’attenta esplorazione rettale durante la visita clinica in tutti i cani adulti è consigliabile.
Come si fa diagnosi di adenocarcinoma dei sacchi anali nel cane?
La visita clinica associata all’esplorazione rettale, consente di rilevare la presenza di noduli o masse a livello dei sacchi anali. In presenza di un nodulo o di una massa è consigliata l’esecuzione di un piccolo prelievo di cellule o tessuto al fine di ottenere una diagnosi. Viene poi consigliata l’esecuzione di esami del sangue, con particolare attenzione alla calcemia del paziente. Il passaggio successivo è rappresentato da un’accurata stadiazione, al fine di escludere che il tumore abbia coinvolto altri organi.
In cosa consiste la stadiazione?
Devono essere eseguite radiografie del torace ed ecografia addominale o, ancor meglio, una TAC. La TAC risulta l’esame più sensibile per valutare il coinvolgimento dei linfonodi ed escludere le metastasi a distanza.

Ecco come appare in TAC di un adenocarcinoma dei sacchi anali
Esiste una cura?
La chirurgia è la terapia migliore in caso di tumori che non hanno dato metastasi a distanza o in caso di coinvolgimento iniziale dei linfonodi della regione. Le complicazioni sono direttamente correlate alla dimensione del tumore. Le principali sono rappresentate da:
- cedimento della sutura,
- perforazione del retto,
- infezione della ferita
- incontinenza fecale.
La chirurgia dei linfonodi ha come principale complicazione l’emorragia, poiché essi si trovano vicino a grandi vasi. É quindi consigliabile prepararsi ad un’eventuale trasfusione di sangue in caso di sanguinamento copioso. Altre possibili complicazioni chirurgiche sono rappresentate da impossibilità nella rimozione del tumore in caso di grave adesione con gli organi circostanti, rottura del linfonodo e cedimento della sutura chirurgica. Il tasso di complicazioni è tuttavia basso e compreso tra lo 0 e il 12%.
Qualora il paziente non fosse ritenuto un buon candidato alla chirurgia?
Esistono diversi protocolli radioterapici e farmacologici che rallentano la progressione della malattia.
La radioterapia può essere utilizzata in caso di asportazione incompleta del tumore e per trattare in modo palliativo tumori non operabili o già metastatici. I principali effetti collaterali della radioterapia in caso di trattamento di AGASAC sono rappresentati da:
- infiammazione intestinale (colite, proctite),
- infiammazione della cute (dermatite),
- stenosi rettale o perforazione del colon; queste ultime due complicanze sono da considerarsi rare.
I protocolli farmacologici prevedono l’impiego di chemioterapici o inibitori recettoriali. É possibile la somministrazione di terapie per via endovenosa o per via orale, a seconda del protocollo consigliato.
Che effetti collaterali hanno le terapie farmacologiche per l’adenocarcinoma dei sacchi anali?
I principali effetti collaterali conseguenti all’utilizzo di terapie farmacologiche sono rappresentati da sintomi gastroenterici (es. calo dell’appetito, vomito o diarrea), che possono essere controllati tramite l’utilizzo di terapie di supporto e abbassamento delle difese immunitarie, che viene escluso mediante esami del sangue seriali dei pazienti in terapia. Infine, sempre per pazienti non operabili o in cui il tumore non è stato asportato in modo completo, è possibile ricorrere all’elettrochemioterapia, una tecnica oncologica già descritta su questo blog e che viene sempre più utilizzata per il trattamento di diversi tumori.
Qual è la sopravvivenza?
Purtroppo raramente si ottiene la guarigione del paziente. I pazienti che possono essere curati sono quelli con malattia meno avanzata che vengono sottoposti a terapia tempestivamente, motivo per cui una diagnosi precoce è di fondamentale importanza. Si possono comunque ottenere lunghi tempi di sopravvivenza anche in presenza di metastasi, da 8 mesi a 1,5 anni. I fattori che incidono negativamente sulla sopravvivenza sono rappresentati da:
- grandi dimensioni del tumore,
- presenza di sintomi in conseguenza della malattia,
- metastasi a livello linfonodale o a distanza
- la mancata istituzione di terapie dedicate.
Grazie infinite Chiara da parte mia e di tutti i followers di Amica Veterinaria per queste preziose informazioni!
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